        Dopo il fulminante appuntamento vissuto in Texas, ad Austin, con un Maverick Vinales che firm&ograve; la pole position e vinse sia la Sprint sia il GP - quest&rsquo;ultimo con una prestazione di forza - nei due GP successivi la Casa di Noale si &egrave; allontanata dalle posizioni di vertice. In Spagna, complice anche un meteo ballerino, lo spagnolo non &egrave; arrivato al traguardo nella Sprint e ha chiuso nono, mentre il compagno di squadra Aleix Espargar&ograve; non ha terminato nessuna delle due prove. In Francia le cose sono andate meglio, ma non abbastanza da infastidire le Ducati. Vinales ed Espargar&ograve;: le prestazioni a Le Mans  A Le Mans nel GP i due spagnoli si sono dati il cambio: se Espargar&ograve; ha occupato la terza posizione nella prima parte di gara per poi perdere terreno, Vinales &egrave; riuscito a risalire dopo un errore iniziale chiudendo per&ograve; solo quinto. Dopo il terzo posto firmato nella Sprint, da Vinales ci si aspettava molto di pi&ugrave;, ma non &egrave; riuscito a recuperare sulle quattro Ducati che lo precedevano, tanto da arrivare a lottare concretamente per un risultato importante. Torna a casa certamente con un quinto posto di tutto rispetto, ma &egrave; stato ben lontano da quanto aveva messo in mostra appena due GP prima. Le prestazioni di Aleix, invece, nel complesso continuano a essere un po&rsquo; sottotono e dopo il quinto posto del sabato, non pu&ograve; essere certo soddisfatto del nono posto ottenuto la domenica, complici anche due sorpassi aggressivi, di Bastianiani e Morbidelli. Quello che sembra un po&rsquo; mancare &egrave; la costanza.  Classifica piloti MotoGP Il riscatto arriver&agrave; a Barcellona?  Ad Austin avevamo visto una RS-GP e un Vinales imbattibili: non ce n&rsquo;era per nessuno. Una competitivit&agrave; che si &egrave; persa negli appuntamenti a venire, fino ad arrivare ad oggi. Archiviati i primi cinque GP, il sesto rappresenta per Aprilia un&rsquo;occasione che non possono lasciarsi sfuggire. La pista del Montmel&ograve;, nei pressi di Barcellona, &egrave; una di quelle dove la RS-GP d&agrave; solitamente il meglio di s&eacute;. Oltre a essere il GP di casa per entrambi i piloti, catalani. Espargar&ograve; l&rsquo;anno scorso conquist&ograve; il bottino completo, con Vinales secondo e terzo. Anche nel 2022 le potenzialit&agrave; c&rsquo;erano tutte per fare bene. Qui &egrave; dove la Casa di Noale pu&ograve; recuperare, qui &egrave; dove pu&ograve; ripartire. Anzi, deve. Calendario MotoGP 2024       

Nel GP di Francia il team ufficiale della marca veneta non ha raccolto le giuste soddisfazioni, che potrebbero essere alla portata la prossima settimana

Aprilia in ombra (anche) a Le Mans, ma a Barcellona il ritorno in alto è d'obbligo

        Il campionato 2024 di Marco Bezzecchi &egrave; un vero e proprio roller coaster di emozioni e di eventi, passando dalla gioia allo sconforto nell&rsquo;arco di appena una gara. Ed &egrave; successo esattamente questo anche tra Jerez e Le Mans: podio nella gara lunga spagnola e doppio zero in terra francese.&nbsp; Eppure, il weekend francese di Bezzecchi era iniziato piuttosto bene con la Q2 diretta al termine delle Practice e la seconda fila alle spalle del compagno di squadra Di Giannantonio al termine delle qualifiche&hellip;&nbsp; L&rsquo;occasione persa nella Sprint e nella gara lunga  Quella di ieri era l&rsquo;occasione giusta per portare a termine nei punti la prima Sprint stagionale, ma l&rsquo;anteriore della sua Desmosedici GP23 aveva ben altre intenzioni nella chicane 9-10 e lo ha scaricato a terra senza apparente preavviso.&nbsp; La gara, invece, dopo una partenza alla Bagnaia della Sprint di ieri, gli ha riservato la stessa sorte, ovvero una caduta ma questa volta subito nei primi giri di gara appena dopo quella di Acosta alla curva 7-8. &ldquo;La sensazione &egrave; la stessa che ho da inizio dell&rsquo;anno &ndash; ha dichiarato nel post gara - quando apro il gas ho una sensazione di sottosterzo e la moto fa fatica a girare, oggi non sono riuscito a tenerla su. Era stato un buon weekend tutto sommato, ieri ero contento della mia performance nonostante la caduta. Oggi speravo di fare un po&rsquo; meglio, &egrave; andata cos&igrave;. Dobbiamo cercare di lavorare e tornare pi&ugrave; forti la prossima volta.&rdquo;&nbsp; Imparare dagli errori per risalire  E&rsquo; chiaro che con questo doppio zero pesantissimo Bezzecchi sprofonda ancora di pi&ugrave; in classifica e perde punti anche dal suo compagno di squadra Di Giannantonio, uomo vero per questo inizio di stagione del team VR46. La stagione &egrave; ancora lunghissima e c&rsquo;&egrave; tempo per recuperare ma gli zero delle Sprint e questo doppio pesano parecchio. &ldquo;Si impara sempre tanto da un weekend completo di gara, che vada bene o vada male. Dobbiamo analizzare bene entrambe le cadute per cercare di capire benissimo il motivo per il quale ho fatto questi errori e non ripeterli, anche se ieri ho abbastanza chiaro tutto quello che ho fatto mentre quella di oggi non me l&rsquo;aspettavo perch&eacute; &egrave; una parte pi&ugrave; delicata. Ci sono rimasto pi&ugrave; male ieri perch&eacute; la caduta &egrave; avvenuta in una parte della guida dove mi sento abbastanza bene, mentre oggi &egrave; in una fase della guida dove mi sento sull&rsquo;orlo del precipizio. Abbiamo imparato tante cose e cercheremo di non mollare mai.&rdquo;&nbsp; Questo &egrave; lo spirito giusto di un pilota che lo scorso anno ha chiuso terzo nel Mondiale e questo inizio di stagione sta faticando pi&ugrave; del previsto con una moto diversa dalla GP22 utilizzata lo scorso anno e che gli sta creando pi&ugrave; grattacapi del solito.        

Il pilota VR46 non riesce a confermare quanto di buono visto nella gara lunga di Jerez con due ritiri pesantissimi nell&rsquo;economia del suo campionato

Bezzecchi sciupa una ghiotta occasione: “Sottosterzo quando apro il gas”

        L&rsquo;aria di casa deve aver fatto bene a Fabio Quartararo che nelle Practice di Le Mans ha chiuso al decimo posto artigliando la Q2 diretta. Un buon viatico dopo un Gran Premio di Spagna abbastanza deludente. &ldquo;Stiamo dando tutto quello che abbiamo &ndash; esordisce Quartararo &ndash; la finestra di utilizzo che abbiamo della moto &egrave; molto piccola. Penso che abbiamo fatto la scelta giusta all&rsquo;anteriore con la dura. Ho spinto al limite, alla fine del primo time attack ero in P8; ho spinto ancora di pi&ugrave; e mi sono migliorato, ero al limite. Pi&ugrave; che essere in Q2 direttamente, siamo a meno di due decimi dal terzo, &egrave; positivo. Non so se mi &egrave; rimasto qualcosa ma domani dar&ograve; tutto per qualificarmi nella migliore posizione possibile, sar&ograve; molto vicino al nostro limite.&rdquo; Nessuna evoluzione da Yamaha  Il tempo ottenuto da Fabio Quartararo &egrave; stato ottenuto, come lui stesso ha dichiarato, con la moto standard e quindi senza nessuna evoluzione per il momento. E&rsquo; comunque un segnale positivo, riuscire a fare un buon tempo con la moto base. &ldquo;Sfortunatamente non abbiamo nessuna evoluzione, stiamo guidando con la moto base. Dobbiamo fare un passo avanti con il grip, ma non solo con la trazione, anche con l&rsquo;ingresso in curva.&rdquo; Poi aggiunge: &ldquo;Il grip &egrave; il nostro problema principale, la media di stamattina &egrave; stata un incubo non per la moto ma per la gomma in s&eacute;. Appena c&rsquo;&egrave; un po&rsquo; pi&ugrave; di grip la nostra moto si comporta diversamente e dobbiamo capire il perch&eacute;. In passato perdevamo un pochino di performance, non cos&igrave; tanta come oggi. Al momento quello che dobbiamo ancora migliorare &egrave; il grip e far curvare la moto.&rdquo; L&rsquo;aria di casa aiuta sempre  Per qualsiasi pilota non c&rsquo;&egrave; cosa migliore di una Gran Premio di casa per trovare motivazioni extra. Lo sa bene anche Quartararo che &egrave; tornato a brillare davanti al proprio pubblico. &ldquo;Non penso che sia solo perch&eacute; &egrave; la mia gara di casa ma perch&eacute; non c&rsquo;&egrave; altra pista dove c&rsquo;&egrave; gi&agrave; cos&igrave; tanta gente il venerd&igrave;, anche il gioved&igrave; c&rsquo;era tanto pubblico. E&rsquo; incredibile, i tifosi sono pazzi, &egrave; bello avere cos&igrave; tanto supporto.&rdquo;&nbsp; Soft per la gara?  La strategia gomme per la gara di domenica da 25 giri &egrave; pressoch&eacute; obbligata, con la media a farla da padrona. Quartararo esclude l&rsquo;utilizzo della soft per coprire la distanza di gara: &ldquo;La soft per la gara non &egrave; percorribile perch&eacute; la gomma si consuma troppo, ci porta a cambiare stile di guida e non riuscire ad essere veloci. Al momento sono concentrato sul giro secco e per la gara vedremo.&rdquo;       

&ldquo;Appena c&rsquo;&egrave; un po&rsquo; pi&ugrave; di grip la nostra moto si comporta diversamente, dobbiamo capire perch&eacute;&rdquo; dice il francese di Yamaha al termine delle Practice

GP Francia, Quartararo: “La gomma media di stamattina è stata un incubo”

        Ci sono pochi dubbi sul valore di Lorenzo Zanetti, la sua carriera parla per lui ma probabilmente vincere al debutto nell&rsquo;IDM non lo avrebbe previsto nemmeno lui. &ldquo;Zorro&rdquo; &egrave; sempre stato nelle prime posizioni in questo weekend ma non era fin qui riuscito a mettere tutto insieme, la pioggia caduta a pochi minuti dal via della gara ha mischiato le carte e Zanetti &egrave; riuscito a sfruttare la sua esperienza per risalire la classifica. MOTOSPRINT CAF&Eacute; PODCAST, EPISODIO 3: JACOPO CERUTTI Il carisma del campione Non c&rsquo;&egrave; inizio migliore per l&rsquo;avventura di Lorenzo Zanetti e Ducati nell&rsquo;IDM, la casa di Borgo Panigale &egrave; di rientro nel campionato tedesco dove mancava da diversi anni. Matthias Moser ha voluto riportare il marchio italiano nell&rsquo;IDM e per farlo ha scelto il campione italiano Superbike in carica dimostrando come l&rsquo;obiettivo di Triple M Racing Ducati Frankfurt sia fin da subito primeggiare. Dopo una qualifica complicata chiusa con il settimo tempo, a mischiare le carte per la gara ci ha pensato la pioggia. Zanetti era pronto a recuperare posizioni anche con l&rsquo;asciutto dopo un warmup in cui ha mostrato un passo notevole, a pochi minuti dal via della gara per&ograve; ecco che il meteo ci ha messo lo zampino. Pochi minuti di pioggia ma abbastanza per bagnare l&rsquo;asfalto ed obbligare tutti i piloti a scegliere le rain: al via Lorenzo guadagna una posizione ma sono i padroni di casa Florian Alt e Toni Finsterbusch che fanno il vuoto prendendo fino ad oltre 5&rdquo; di vantaggio su Zanetti e gli altri piloti. Da met&agrave; gara con l&rsquo;asfalto che &egrave; andato pian piano asciugando Lorenzo ha iniziato a risalire posizioni su posizioni prendendo il podio a quattro passaggi dal termine ed iniziando la rincorsa anche alla coppia di testa. A suon di giri veloci il pilota Ducati si &egrave; riportato sulla coppia di testa quando mancavano solo due giri alla fine, la differenza di passo era talmente evidente che in poche curve &ldquo;Zorro&rdquo; si &egrave; liberato sia di Finsterbusch che Alt. Una volta arrivato in testa in un solo passaggio Zanetti &egrave; riuscito a mettere quasi due secondi tra se ed i padroni di casa tedeschi che dopo aver lottato per la vittoria sono stati costretti a duellare per il secondo gradino del podio. Proprio nel finale Florian Alt con la Honda CBR1000RR-R dell&rsquo;Holzhauer Racing Promotion ha dovuto cedere anche a Toni Finsterbusch sulla BMW M1000RR del team Gert56 equipaggio che in passato &egrave; stato tra i protagonisti anche del FIM EWC.  strapi:podcast:14       

Il Campione Italiano Superbike in carica conquista la vittoria in Gara1 scattando dalla terza fila dopo una rimonta incredibile

Vittoria al debutto per Lorenzo Zanetti nell’IDM al Sachsenring

        In casa Yamaha si attendeva con maggior trepidazione questa giornata di test sul circuito di Jerez de la Frontera, piuttosto che il weekend di gara che l'ha preceduta. Il motivo &egrave; semplice: i piloti ufficiali della Casa di Iwata avevano bisogno di provare le tante novit&agrave; portate (grazie anche alle &ldquo;superconcessioni&rdquo; introdotte quest'anno) che dovrebbero permettere sia ad Alex Rins che a Fabio Quartararo di risalire finalmente la classifica dopo un inizio di stagione non semplice. Quest'ultimo, fresco di rinnovo con Yamaha con cui proseguir&agrave; la propria avventura in MotoGP iniziata nel 2019, ha chiuso la giornata al diciottesimo posto, concentrandosi per&ograve; non tanto sul time attack quanto sul proprio feeling in sella alla M1 con le nuove componenti: ecco cosa ha detto a fine test. Mir promuove la nuova Honda: "Migliore di quanto non dicano i tempi" Motore, forcellone e aerodinamica: tante novit&agrave; da provare per Quartararo   &ldquo;E' stata una giornata stancante. Chiaramente &egrave; difficile trarre una conclusione dopo un solo giorno di test, ma ne faremo un altro al Mugello dopo il weekend di Le Mans e l&igrave; probabilmente avremo le idee pi&ugrave; chiare visto che si tratta di circuiti completamente diversi tra loro&rdquo;, ha raccontato il pilota francese. &ldquo;Al momento non mi sono fatto un'idea precisa, ma ho trovato alcune soluzioni funzionanti e altre che invece abbiamo deciso di scartare, come &egrave; normale che sia in giornate come questa&rdquo;. "Il motore utilizzato &egrave; diverso rispetto a quello con cui abbiamo gareggiato e, dai dati, sembra che abbia una miglior accelerazione&rdquo;, prosegue Fabio senza sbilanciarsi. &ldquo;Tra le novit&agrave; provate c'erano anche il forcellone e le soluzioni aerodinamiche, ma faccio fatica a dire che siano migliori o peggior rispetto a quelle standard. Quel che &egrave; certo, &egrave; che mi piacerebbe ritrovare le sensazioni provate fino al 2022&rdquo;. &ldquo;Per ora il mio feeling &egrave; abbastanza neutrale su tutto ci&ograve; che ho testato visto che, come detto, voglio attendere prima di dare un responso chiaro, ma Yamaha si sta impegnando ed &egrave; questo ci&ograve; che conta. Le novit&agrave; che venivano portate in passato erano spesso piccoli dettagli che non cambiavano quasi nulla, mentre adesso la moto &egrave; cambiata ed &egrave; chiaro che la loro intenzione, come la mia, sia quella di tornare a vincere&rdquo;, conclude evidenziando il grande impegno del colosso giapponese nonostante il momento complicato.        

La Casa giapponese ha portato parecchie novit&agrave; nei test di Jerez, provate anche dal campione del mondo 2021: &ldquo;Giornata lunga, ma per adesso il mio feeling &egrave; neutrale&rdquo;

Quartararo: “Meglio o peggio? Non saprei, ma ora la Yamaha è diversa”

        La Sprint di Jerez di Pecco Bagnaia dura appena due giri, cortesia di una caduta causata da un ingresso un po&rsquo; troppo brusco di Binder poi nemmeno sanzionato dai commissari. Per Bagnaia &egrave; il secondo zero dopo quello di Portimao in sette gare di questo inizio di campionato, urge inversione di tendenza gi&agrave; domani nella gara lunga.&nbsp; &ldquo;Su sette gare &ndash; esordisce Bagnaia &ndash; in due sono finito a terra per un contatto, sicuramente non il miglior inizio di stagione. Sono sempre dell&rsquo;idea che la ruota gira per tutti e girer&agrave; anche per noi. La decisione di non penalizzare Binder &egrave; della Direzione Gara, secondo me per&ograve; un pilota non pu&ograve; passarne due sul cordolo. Lo spazio non c&rsquo;era, ed &egrave; finita come &egrave; finita. Nei primi giri ci sono stati almeno quattro contatti prima del mio, la strategia era un po&rsquo; oltre il limite.&rdquo;&nbsp;  Bagnaia su Binder e le Sprint Race  L&rsquo;origine del contatto che lo ha tolto dalla gara all&rsquo;inizio del terzo giro nasce dalla manovra di Binder su Marquez nella curva 13 dell&rsquo;ultimo giro, nella quale il sudafricano lo porta largo perdendo delle posizioni. &ldquo;A Binder si &egrave; chiusa la vena &ndash; dice Bagnaia a Sky &ndash; quando Marquez lo ha passato alla 9 portandolo un po&rsquo; largo, l&rsquo;ultima curva Brad si &egrave; buttato dentro oltre il limite rischiando di cadere insieme a Marc. Non contento, alla 1 ha deciso di girare tutto sul cordolo per passarne 2, sono finito in mezzo io al problema.&rdquo; Sulla Sprint Race nel media scrum dice: &ldquo;Siamo tornati su una pista dove l&rsquo;anno scorso sono state esposte due bandiere rosse, sono le piste che portano ad avere pi&ugrave; contatti.&rdquo; A Sky, poi, rincara la dose: &ldquo;La Sprint Race porta i piloti ad essere fuori di testa in certe situazioni, cambiano direzione senza un senso, a volte queste cose vanno a favore per superare gli altri, altre meno perch&eacute; ci si trova ad essere in mezzo ai problemi e succedono queste cose. Facendo la stessa strategia di gara di una gara lunga si pu&ograve; correre una Sprint senza fare certe cose.&rdquo;&nbsp; La gara secondo Bagnaia  Al netto dei soli due giri compiuti, Pecco ha avuto modo di analizzare quanto stava succedendo davanti a lui, conscio del fatto che poteva giocarsela per podio e probabilmente anche la vittoria. &ldquo;Ero quinto, pi&ugrave; veloce dei piloti davanti a me. Stavo cercando di capire quando poter attaccare ma non ho avuto tempo. In certe situazioni si fa fatica anche ad attaccare perch&eacute; i piloti fanno linee strane. I sorpassi nella Sprint non si calcolano, ci si butta dentro e se si tocca un altro pilota al massimo si va larghi, queste &egrave; la strategia ed &egrave; difficile da gestire. Ero quinto in gara, attaccato al gruppo e con la possibilit&agrave; di lottare per vincere.&rdquo;&nbsp; Poi aggiunge: &ldquo;Il sorpasso di Binder a Marquez all&rsquo;ultima curva non aveva senso, ha perso tre posizioni. Martin si era messo davanti ma il passo che stavano tenendo era lento. Stando dietro agli altri ho notato che il ritmo era lento ed era facile seguirli in quel momento per&ograve; le condizioni cambiano sempre e quello che &egrave; successo oggi non dovrebbe succedere domani, le chiazze di bagnato non dovrebbero esserci. Il feeling era buono e riuscivo a fare quello che volevo fare.&rdquo;&nbsp; La strategia per la gara lunga secondo Bagnaia  La parte positiva del weekend di gara &egrave; che c&rsquo;&egrave; anche la gara lunga per rimettere in sesto un weekend. Lo sa bene Bagnaia che ha &ldquo;disperato&rdquo; bisogno di un buon risultato domani per non perdere ulteriore terreno da Martin in classifica. &ldquo;Domani bisogna partire meglio, provare a passarne altri, togliersi subito dalla lotta &ldquo;animalesca&rdquo; che si forma nelle prime battute e provare a fare il proprio ritmo che &egrave; abbastanza buono per provare a vincere.&rdquo;       

&ldquo;Sono finito per terra in due gare su sette per un contatto, la ruota girer&agrave; anche per noi&rdquo; dice il campione in carica dopo lo zero nella Sprint spagnola

GP Spagna, Bagnaia: “A Binder si è chiusa la vena"

        Da tuta e casco a guantoni e paradenti il passo &egrave;&hellip;breve. Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa, avversari in pista in MotoGP dal 2008 e ritiratisi entrambi tra il 2018 ed il 2019 (anche se Dani svolge il lavoro di tester KTM scendendo in pista da wild card in alcune occasioni), indosseranno guantoni, caschetto e paradenti per darsele di santa ragione un&rsquo;altra volta, o forse una volta per tutte. Jorge Lorenzo, da meno di due mesi diventato Youtuber con il suo canale &ldquo;Dura la vida&rdquo; nel quale analizza le vicende della MotoGP attuale insieme a Ramon Forcada, Ricard Jov&egrave;, Jaime Alguersuari e Jospe Lluis Merlos, ha lanciato la sfida al connazionale. Il match si terr&agrave; a porte chiuse al Box Gran Price di Barcellona e sar&agrave; visibile sul canale youtube dello stesso maiorchino. Il video social di Lorenzo e la risposta di Pedrosa  Sui profili instagram dello stesso Lorenzo e di Dura la Vida &egrave; apparso un video nel quale il maiorchino si sta allenando proprio al Box Gran Price di Barcellona e nel contempo lancia la sfida a Pedrosa.&nbsp;             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da JORGE LORENZO (@jorgelorenzo99)      La risposta di Dani non si &egrave; fatta attendere, accetta la sfida abbastanza pazza di Lorenzo e non vede l&rsquo;ora di dare qualche &ldquo;cazzotto&rdquo; al connazionale. Ma prima per Pedrosa c'&egrave; la wild card di Jerez con la KTM ufficiale...             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Dani Pedrosa (@26_danipedrosa)             

I due ex avversari in pista saranno protagonisti a Barcellona di un match a porte chiuse che andr&agrave; sul nuovo canale YouTube del maiorchino

Lorenzo sfida Pedrosa a…boxe

        Al termine della prima giornata di libere, ad Assen, il nome di Jonathan Rea lo troviamo in quinta posizione, a quattro decimi e mezzo dal primo, Alvaro Bautista. Il nord-irlandese sta lavorando sull&rsquo;adattamento con la Yamaha R1, moto ancora piuttosto nuova per lui e sulla pista olandese ha chiuso in 1&rsquo;35.922. Rea ha analizzzato la giornata facendo un paragone con i due round precedenti: &ldquo;In Australia non mi sono sentito comodo sulla moto, a Barcellona di pi&ugrave;. Qui, nonostante le condizioni della pista non fossero perfette e nelle fp2 il vento fosse molto forte - alla curva 6 soprattutto - mi sono sentito un po&rsquo; pi&ugrave; convinto alla guida. E di questo ne sono rimasto abbastanza sorpreso a essere onesto&rdquo;. L'obiettivo di Rea nelle qualifiche di Assen  Che Assen rientri tra le sue piste preferite non &egrave; un segreto e a dirlo sono i risultati che finora ha ottenuto tra le speciali curve olandesi. Ben 17 sono i successi a suo nome e il pilota ufficiale della Casa di Iwata ha raccontato: &ldquo;Uno degli aspetti pi&ugrave; difficili &egrave; essere competitivi nella parte finale del tracciato che &egrave; molto veloce. Domani bisogner&agrave; fare attenzione al meteo. Le qualifiche saranno la chiave del mio weekend. Se riuscissi a partire nelle prime due file, questo mi semplificherebbe il lavoro&rdquo;. Oggi il lavoro &egrave; stato complicato: &ldquo;Le condizioni erano molto strane e variabili, per tutti. Qui ad Assen sento che sono pi&ugrave; preparato rispetto a Barcellona. L&agrave; ho avuto delle qualifiche terribile e partivo tredicesimo&rdquo;. Il morale di Rea &egrave; alto, vedremo domani con quale meteo sar&agrave; disputata questa importante sessione. Calendario SBK 2024       

Ad Assen &egrave; cominciata l&rsquo;azione in pista, con condizioni molto variabili e il nord-irlandese racconta le sue sensazioni dopo un venerd&igrave; positivo

SBK, Rea: “Le qualifiche saranno la chiave del mio weekend”

        Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato un non-VR46 Academy a risollevare il fine settimana texano del team VR46? Ebbene, &egrave; successo proprio questo ad Austin, Di Giannantonio ha chiuso la gara lunga al sesto posto, convincendo per il passo gara mostrato nella seconda parte della stessa e risultando la prima moto 23 al traguardo. Di Giannantonio meglio in gara che nella Sprint  In queste prime gare lunghe della stagione Di Giannantonio sta dimostrando il perch&eacute; &egrave; stato scelto dal team VR46 (che sta per rinnovare l'accordo con Ducati) facendo seguito alla grande seconda parte di stagione 2023 culminata con la vittoria in Qatar davanti a Bagnaia. Sembra strano dirlo ma al momento &egrave; lui il &ldquo;faro&rdquo; della squadra diretta da Uccio Salucci viste le difficolt&agrave; di Bezzecchi con una moto ancora non perfettamente nelle sue mani.&nbsp; Diggia &egrave; stato bravo in gara a recuperare le posizioni perse in partenza e stabilirsi in sesta posizione, risultato poi portato al traguardo con un buon passo negli ultimi giri. &ldquo;Sono contento perch&eacute; abbiamo fatto un buon weekend ma abbiamo faticato un po&rsquo;, non mi sentivo proprio al 100% dopo il warm up, ero un po&rsquo; preoccupato del davanti e invece abbiamo fatto una bella gara. Sono partito bene ma poi sono stato &ldquo;mangiato&rdquo; dagli altri, mi sono messo l&igrave; con il mio ritmo ed ero anche piuttosto veloce. Sono contento, torno a casa con un sesto posto e la prima moto 23 in griglia tra le varie case. Stiamo spingendo al massimo, tutte le moto nuove vanno veramente forte e stiamo faticando un po&rsquo;, ma stiamo facendo un gran lavoro ed eravamo abbastanza vicini.&rdquo;&nbsp; Poi aggiunge: &ldquo;Il livello &egrave; altissimo e quest&rsquo;anno tutte le moto nuove hanno alzato ulteriormente il livello e vanno ancora pi&ugrave; forte. Stiamo cercando di migliorare ma la moto &egrave; quella e spesso ci troviamo a guidare pi&ugrave; impiccati, fa parte del gioco. La Sprint Race &egrave; ancora pi&ugrave; importante, si raccolgono molte informazioni per la gara lunga ed &egrave; importante farla. Purtroppo abbiamo fatto solo 5 giri in tre Sprint, dobbiamo raddrizzarle e penso che ci siamo. Stiamo mantenendo la velocit&agrave; dell&rsquo;anno scorso, &egrave; una crescita che faremo quest&rsquo;anno.&rdquo;  Bezzecchi ottavo con riserva  Dall&rsquo;altra parte del box VR46 non si fanno certo i salti di gioia. Marco Bezzecchi, terzo nel Mondiale lo scorso anno, chiude in ottava posizione dietro ad Aleix Espargar&ograve;. Un weekend tutt&rsquo;altro che positivo.&nbsp; Se la Q2 diretta al termine delle Practice poteva far presagire qualcosa di buono per il Bez, la decima posizione in griglia del #72 non era il risultato desiderato, e partendo nella pancia del gruppo pu&ograve; succedere di tutto, come &egrave; effettivamente accaduto nell&rsquo;avvio della Sprint. Bezzecchi si &egrave; prodotto in una buona rimonta, chiusa con la tredicesima posizione finale ma fuori dai punti. Nella gara lunga non &egrave; andato poi tanto lontano, chiudendo ottavo un weekend ancora abbastanza problematico a causa di un feeling non perfetto con la GP23 che ha caratteristiche in frenata diverse dalla GP22 utilizzata lo scorso anno.        

Il pilota romano chiude al sesto posto la gara lunga risollevando il fine settimana texano della squadra diretta da Uccio Salucci, sempre pi&ugrave; vicina alla riconferma con Ducati

GP Austin: Di Giannantonio salva il weekend VR46

        Per la prima volta in questa stagione i due piloti Pertamina Enduro VR46 riescono a prendersi la top 10 delle Practice e guadagnarsi la Q2 diretta delle qualifiche per Sprint e gara lunga di domenica. Un risultato importante alla luce delle difficolt&agrave; incontrate in Qatar e Portimao. Di Giannantonio: &ldquo;Centrato l&rsquo;obiettivo di stare in Q2&rdquo;  Fabio Di Giannantonio ha chiuso le Practice in nona posizione ad otto decimi e mezzo dal tempo stratosferico del compagno di marca Jorge Martin. Risultato ottenuto grazie a delle modifiche apportate dalla sua squadra alla moto tra FP1 e Practice. &ldquo;Siamo partiti con un ritmo decente &ndash; esordisce il pilota romano &ndash; anche se stamattina ho faticato parecchio, avevo tanto sottosterzo sul davanti ed ero preoccupato perch&eacute; non mi vedevo bene. Nel pomeriggio abbiamo fatto una modifica che mi &egrave; piaciuta molto e che mi ha permesso di fare un grande step. L&rsquo;obiettivo di oggi era stare in Q2 e migliorare il feeling con la moto, abbiamo centrato entrambi gli obiettivi.&rdquo; Poi aggiunge: &ldquo;Abbiamo un po&rsquo; di margine ma penso che siamo sulla strada giusta per fare bene. L&rsquo;obiettivo in qualifica &egrave; quello di centrare le prime due file per riuscire ad essere vicini e fare una bella gara. Non siamo tra i pi&ugrave; forti, possiamo essere vicini alla top 5 ma per il podio c&rsquo;&egrave; da lavorare.&rdquo;&nbsp; Bezzecchi: &ldquo;Non sono riuscito a fare il secondo time attack come avrei voluto&rdquo;  Marco Bezzecchi pu&ograve; dirsi soddisfatto di aver centrato la Q2 diretta nonostante un secondo time attack non perfetto e le bandiere gialle per la caduta di Mir che fortunatamente non lo hanno ostacolato nel raggiungimento della posizione. &ldquo;Sono abbastanza contento per come &egrave; andata &ndash; esordisce Bezzecchi &ndash; ho avuto un po&rsquo; di problemi alla fine con le bandiere gialle per&ograve; questa volta sono riuscito a stare dentro i 10 nonostante il mio secondo time attack non mi sia uscito perfetto. Abbiamo fatto dei miglioramenti, di passo non siamo messi male. Quando si &egrave; in un momento di difficolt&agrave; non si sa mai cosa aspettarsi, a casa ho lavorato molto per arrivare qui pronto.&rdquo; Poi aggiunge: &ldquo;La pista &egrave; sempre uguale, molto faticosa, ha un buon grip, le parti di asfalto nuove sono molto belle ma le buche ci sono ancora e abbastanza toste. C&rsquo;&egrave; stato un miglioramento di grip dove hanno riasfaltato ma sulle buche mi aspettavo qualcosa in pi&ugrave;. Le buche le sentiamo di pi&ugrave; soprattutto nelle frenate dei tornantini 1-11-12, ci sono tante buche anche nelle connessioni tra asfalto vecchio e nuovo, non &egrave; stato un gran miglioramento.&rdquo;       

I due piloti del team Pertamina Enduro VR46 hanno chiuso le Practice texane rispettivamente al nono e decimo posto&nbsp;

GP Austin: Q2 diretta per Di Giannantonio e Bezzecchi

        Enea Bastianini ha ancora un conto in sospeso con la pista di Portimao, pista sulla quale non &egrave; mai stato veramente competitivo. Il pilota Ducati ufficiale ha chiuso al comando la sessione di Practice del pomeriggio guadagnandosi lo spot per il Q2 diretto per le qualifiche di domani.&nbsp; Il lavoro di Bastianini nelle libere  Venerd&igrave; sulla scia del compagno di squadra Pecco Bagnaia per Enea Bastianini. Una FP1 nella quale non ha spinto molto a causa delle condizioni della pista e una Practice nella quale ha messo insieme una ottima prestazione che gli ha permesso di chiudere il turno davanti a tutti. &ldquo;E&rsquo; stato un bel venerd&igrave; &ndash; esordisce Bastianini &ndash; anche se &egrave; partito un po&rsquo; cos&igrave; cos&igrave; per via della pista sporca. Ho cercato di non spingere troppo nelle FP1, le Practice le ho iniziate con qualche problema ma fortunatamente con la pista che &egrave; migliorata sono migliorato anche io. Ho fatto delle modifiche al setting e al freno motore che mi hanno aiutato. Ho fatto un bel time attack, mi fa ben sperare anche se come ritmo si pu&ograve; fare di meglio.&rdquo; &nbsp; Bastianini tra l&rsquo;essere davanti, la pista sporca e i valori in campo  Dopo tanto tempo, il pilota Ducati torna in testa ad un turno di prove, su una pista non particolarmente digerita da Bastianini. &ldquo;Mi d&agrave; carica, &egrave; un po&rsquo; che non mi vedevo davanti in un turno di libere. E&rsquo; stato bello, oltretutto su una pista sulla quale ho faticato in passato ad essere competitivo. Per&ograve; &egrave; solo venerd&igrave;, in MotoGP non bisogna abbassare la guardia.&rdquo; Poi aggiunge parlando della pista: &ldquo;Stamattina le condizioni erano quasi inaccettabili, era molto pericoloso. Se non avessimo girato la pista sarebbe rimasta come stamattina. Abbiamo fatto gli spazzini (ride) ma la condizione era al limite. La pista migliorer&agrave; perch&eacute; si faranno sempre pi&ugrave; traiettorie, oggi la pista si &egrave; pulita abbastanza ma credo che domani si girer&agrave; ancora pi&ugrave; forte.&rdquo; Sui valori in campo spiega: &ldquo;Non ci saranno tanti stravolgimenti ma qualcosa potr&agrave; cambiare. Al momento quello che ha qualcosa di pi&ugrave; &egrave; Marc (Marquez), lo ha dimostrato nei due turni ed anche sul passo &egrave; molto veloce.&rdquo;       

&ldquo;Farlo su una pista dove in passato non sono stato competitivo &egrave; bello&rdquo; dice l&rsquo;alfiere Ducati ufficiale dopo il primo tempo nelle Practice del venerd&igrave; portoghese

GP Portogallo, Bastianini: “Non mi vedevo davanti in un turno di libere da un po’”

        La terra dura e polverosa della provincia di Madrid &egrave; pronta ad accogliere i piloti della MXGP per il secondo round su venti del 2024. Il Campione del Mondo in carica Jorge Prado (GASGAS) a cui sono dedicate alcune tribune che circondano la pista allestita nei pressi del centro commerciale di Intu Xanad&ugrave;, &egrave; pronto a difendere la tabella rossa, persa solo per qualche ora tra la gara di qualifica del Gran Premio di Argentina e le due manche di gara della domenica.&nbsp;  Tim Gajser si prepara per la partenza osservato da Herlings Una sola vittoria per Prado in Spagna Prado che in Spagna ha trionfato una volta sola, nel 2020 in MXGP proprio su queso tracciato, correr&agrave; probabilmente per l&rsquo;ultima volta sul suolo madrileno, visto che il prossimo anno dovrebbe essere al cancello del Supercross americano. Il galiziano, fuori dal podio nel 2023, quando Mattia Guadagnini (Husqvarna) gli soffi&ograve; il terzo gradino, sar&agrave; al via senza il compatriota Ruben Fernandez (Honda), assente per infortunio. A cercare di rendere la vita difficile alla tabella rossa della classe regina ci prover&agrave; senz&rsquo;altro Romain Febvre (Kawasaki), a secco di punti su questo tracciato nel 2023, dopo la pesante caduta al via della gara di qualifica che lo costrinse a fare da spettatore alla domenica. Febvre attualmente secondo in classifica, non ha mai vinto in Spagna.&nbsp;  Prova d'appello dopo un avvio difficile per Herlings, due volte vincitore a Intu Xanad&ugrave; Febvre e Gajser gli sfidanti Dal canto suo Tim Gajser (Honda), conta un solo successo in Spagna, ottenuto sulla pista di Talavera de la Reina, a 100 chilometri da Intu Xanad&ugrave;, nel 2016, anno del suo primo titolo in MXGP. Gajser che ha vestito la prima tabella rossa della stagione dopo aver vinto la qualifica in Argentina, ha dato l&rsquo;impressione di avere un gran feeling con la nuova CRF 450RW. La sorpresa del primo GP dell&rsquo;anno &egrave; stato senza ombra di dubbio Pauls Jonass (Honda) che ha ottenuto un 4&deg; posto che fa ben sperare per il proseguo della stagione del lettone, in gara in Spagna senza il compagno Alberto Forato (Honda), fuori a tempo indeterminato a causa della brutta caduta rimediata in settimana in Francia.  Il terreno duro potrebbe favorire Jeremy Seewer alla seconda gara con la Kawasaki Renaux e Seewer outsider di lusso Con Guadagnini non ancora pronto a gareggiare e Forato out per infortunio, per i nostri colori nella top class ci sar&agrave; solo Ivo Monticelli (Beta), tredicesimo in Patagonia e settimo a Mantova la settimana scorsa. Occhi puntati anche su due specialisti dei terreni duri come Maxime Renaux (Yamaha) e Jeremy Seewer (Kawasaki), rispettivamente 5&deg; e 6&deg; a Villa La Angostura. Tra i due sicuramente il francese, in ansia per le condizioni del piede infortunato proprio qui lo scorso anno e non ancora recuperato al 100%. Dal canto suo le prestazioni dello svizzero on sono risultate all&rsquo;altezza del compagno di squadra Febvre, gi&agrave; competitivo dal primo round. Ancora incerto lo stato di forma di Jeffrey Herlings (KTM), vincitore nel 2021 e nel 2023 su questo tracciato e 8&deg; assoluto in Argentina.  Ivo Monticelli sar&agrave; l'unico italiano al via nella MXGP Sfida De Wolf MX2 Langenfelder per la tabella rossa Nella classe cadetta la tabella rossa sar&agrave; quella numero 74 di Kay De Wolf, vincitore del primo round; l&rsquo;olandese ha avuto la meglio su Simon Langenfelder (GASGAS), apparso in ottima forma e vincitore nel GP spagnolo nel 2023 e su Mikkel Haarup, ottimo al debutto iridato della Triumph e in cerca di conferme in Spagna. Altro specialista dei terreni duri, Thibault Benistant (Yamaha) ha chiuso al 4&deg; posto al primo appuntamento stagionale, precedendo il nostro Andrea Adamo (KTM), migliore degli italiani in Argentina. Il Campione del Mondo in carica prover&agrave; a centrare il primo podio stagionale su una pista a lui amica, dove concluse terzo nel 2023.&nbsp;  Langenfelder e Rossi, la coppia molto temibile di GASGAS Adamo, Zanchi e Bonacorsi, tre italiani in lizza per il podio Buone sensazioni anche per Ferruccio Zanchi (Honda) e Andrea Bonacorsi (Yamaha), rispettivamente 6&deg; e 14&deg; in Patagonia. Attesa per Lucas Coenen e Marc Antoine Rossi (GASGS), subito velocissimi nel corso del primo round e se il belga ha tanto da rimpiangere per gli errori commessi e l&rsquo;11&deg; posto conquistato dopo la vittoria in qualifica, per il corso il 7&deg; posto assoluto ottenuto a Villa La Angostura, non dice abbastanza sulla sua velocit&agrave; e determinazione. Al rientro Liam Everts (KTM), fuori in Argentina per infortunio ad un pollice.&nbsp;  Mikkel Haarup, gi&agrave; sul podio all'esordio con la Triumph       

Il Campionato del Mondo FIM di Motocross fa il suo esordio europeo sulla pista di Intu Xanad&ugrave; a pochi chilometri dalla capitale Madrid. Prado in caccia del secondo successo consecutivo, odore di podio per Adamo e Zanchi&nbsp;

MXGP Spagna: si torna in Europa

        Complice l'arrivo delle gomme Pirelli ed il conseguente adattamento a mescole decisamente diverse rispetto alle Dunlop a cui tutti erano abituati, i valori in campo di Moto2 e Moto3 sono cambiati. Tra le grandi sorprese del primo Gran Premio stagionale andato in scena in Qatar, ci sono chiaramente Barry Baltus e Taiyo Furusato, i quali sono saliti sul podio mettendo in mostra quel talento che nel Motomondiale non erano ancora riusciti ad esprimere, ma che era ben visibile nelle serie propedeutiche. Andiamo a conoscerli meglio, in attesa di scoprire se saranno protagonisti per tutta la stagione. MotoGP, inizio in salita per Miller: la sua sella &egrave; gi&agrave; in bilico? Il primo podio in carriera di Baltus  Quello di Barry Baltus &egrave; un volto ormai abbastanza noto all'interno del paddock del Motomondiale, visto che quella iniziata lo scorso weekend &egrave; la sua quinta stagione completa, nonch&eacute; la quarta in Moto2. Tuttavia, il secondo posto di domenica ha rappresentato il suo miglior piazzamento di sempre nella serie iridata, visto che non era mai salito sul podio e, anzi, aveva ottenuto soltanto quattro Top 10 con un sesto posto nel 2023 a Silverstone come miglior piazzamento. Il passaggio alla Moto2 dopo un solo anno di Moto3 dettato dal fisico, decisamente non adatto alle &ldquo;piccole&rdquo; moto della classe leggera, ha costretto il classe 2004 ad affrontare una lunga fase di apprendistato, sempre con i colori del team RW Racing, che ora &egrave; l'unico team Kalex con un podio all'attivo nell'era Pirelli, mentre Barry (il cui nome e numero sono ispirati al mitico Barry Sheene) &egrave; diventato il primo belga a chiudere nelle prime tre posizioni in Moto2 dal 2015, anno dell'ultimo podio di Xavier Simeon. MotoGP, Brad Binder: &egrave; lui l'anti-Bagnaia? Il talento esplosivo di Furusato   Passando alla Moto3, alle spalle dei due attesi protagonisti David Alonso e Dani Holgado ha chiuso il giapponese Taiyo Furusato, che con la Honda del Team Asia ha centrato il suo secondo podio in carriera nella classe leggera (il primo fu lo scorso anno in Thailandia). Giunto al terzo anno nella categoria, il pilota del Sol Levante rappresenta una delle pi&ugrave; grandi speranze del motociclismo giapponese a livello mondiale ed &egrave; altamente improbabile che un colosso come Honda se lo lasci scappare. Tuttavia, l'esplosivit&agrave; di Furusato non &egrave; certmente una novit&agrave;, visto che prima di arrivare in Moto3 si &egrave; messo in luce sia nell'Asia Talent Cup che in Red Bull Rookies Cup. Nella prima, ha vinto tutte le gare della stagione 2021, spesso dominando dall'inizio alla fine come nel caso del Qatar, in cui vinse con circa 20 secondi di vantaggio sugli inseguitori, mentre nella seconda ha centrato il successo all'esordio assoluto nel round del Mugello, in cui gareggi&ograve; come sostituto dell'infortunato Gabin Planques. Risultati che convinsero Honda a portarlo direttamente al mondiale senza passare dal JuniorGP, evitando di dover attendere il compimento dei 18 anni vista l'entrata in vigore della nuova regola sull'et&agrave; minima. E, a giudicare dalle prestazioni e dalla crescita di Taiyo, sembra che la Casa giapponese abbia avuto ragione. Asia Talent Cup: vittorie per Mitani e Ramadhipa nel primo round       

Il belga e il giapponese sono saliti sul podio in Moto2 e Moto3 a Lusail, ottenendo un risultato inaspettato: conosciamoli meglio!&nbsp;

Baltus e Furusato: le grandi sorprese del Gran Premio del Qatar

        Per appena 59 millesimi non troviamo il nome di Nicol&ograve; Bulega davanti a tutti al termine della seconda sessione di libere in Superbike. Il romagnolo, ricordiamo nelle vesti di rookie quest&rsquo;anno con il team ufficiale Ducati, ha confermato quanto gi&agrave; aveva fatto vedere di buono nei test invernali e il suo primo round nella top class &egrave; cominciato nelle parti alte della classifica, solo dietro al leader Alex Lowes. Le condizioni non erano ottimali a Phillip Island  Bulega ha chiuso in 1&rsquo;29.101 e ha ammesso: &ldquo;&Egrave; stato un giorno difficile perch&eacute; c'era vento e normalmente non mi piace quando sono in moto, quindi non mi sono divertito molto. Sono stato pi&ugrave; concentrato a pensare al vento che a quello che facevo sulla moto. Per&ograve;&nbsp;soprattutto l'ultimo run &egrave; stato buono. Ora controller&ograve; il passo gara degli altri piloti, ma penso che il mio sia abbastanza buono&rdquo;.  "Non sono cos&igrave; aggressivo sulle gomme"  Questo week-end i piloti non affronteranno le due tradizionali gare lunghe, ma dovranno passare dalla pit lane per mantenere un buon livello di sicurezza in pista, con le gomme. A riguardo Bulega ha commentato: &ldquo;Per me era meglio avere gare pi&ugrave; lunghe e non fare il flag to flag. Oggi per esempio le mie gomme erano buone. Forse per il mio stile di guida, non sono cos&igrave; aggressivo sulle gomme, ma ho visto anche nelle fp2 che dopo sei/sette giri alcuni piloti iniziavano a faticare&rdquo;. SBK Australia 2024: orari tv, dove vederlo A cosa punta Bulega?  Domani, finalmente, ci sar&agrave; il suo vero debutto nella classe e lui affronta la gara con un unico obiettivo: &ldquo;Voglio divertirmi, non so quante gare far&ograve; in SBK, mi godr&ograve; la situazione e il tracciato visto che &egrave; il mio preferito. Ho un buon feeling con la moto&rdquo;. Nessuna pressione su di lui: &ldquo;Se arriva un buon risultato chiaramente &egrave; meglio, ma se non succede nessun problema, &egrave; solo la mia prima gara&rdquo;. Calendario SBK 2024       

Il romagnolo inizia la sua avventura in Superbike con un ottimo secondo tempo nella prima giornata di libere e ha ammesso cosa lo ha infastidito

Australia, Bulega: "Per il mio stile di guida le gare lunghe andavano bene"

        Rispetto ai precedenti test disputati in Malesia, quelli della MotoGP andati in scena sotto ai riflettori del Qatar negli ultimi due giorni sono stati decisamente pi&ugrave; incoraggianti per Marc Marquez, il quale ha chiuso al quarto posto con un best lap di 1'51.355 in sella alla Ducati Desmosedici del team Gresini. Lo spagnolo &egrave; consapevole di avere ancora parecchio margine, essendo abituato ad una moto diversa come la Honda, ma ha quindi gi&agrave; mostrato una bella competitivit&agrave;. SBK, inizio in salita per Honda: Lecuona in forse per il primo round Marquez: &ldquo;Il mio punto debole? Il time attack&rdquo;  &ldquo;Qui in Qatar mi sono sentito immediatamente a mio agio sulla moto, riuscendo a concentrarmi maggiormente sul mio corpo e sulla posizione in sella, perci&ograve; sento di poter dire che ci sia stato un miglioramento da questo punto di vista&rdquo;, ha spiegato Marc, restando con i piedi per terra. &ldquo;L'istinto mi spinge a guidare ancora come facevo con la Honda, ma la Ducati &egrave; una moto completamente diversa e sto cambiando lentamente il mio stile&rdquo;. &ldquo;Il time attack &egrave; andato abbastanza bene, ma al momento il giro singolo continua ad essere il mio punto debole, mentre sul passo gara sono stato molto veloce trovando anche il limite, come dimostra la mia prima caduta avvenuta in curva 4&rdquo;, prosegue il numero 93. &ldquo;Tutto sommato sia io che la squadra possiamo essere contenti, anche se siamo ancora lontani rispetto a Bagnaia, Bastianini e Martin, che restano i punti di riferimento&rdquo;. Test SBK, Rea: "La caduta? Nulla di che, ma ora mi sento vecchio"       

L'otto volte campione del mondo ha chiuso con il quarto tempo a Lusail: &ldquo;Guido ancora come facevo sulla Honda, ma ho fatto dei passi in avanti&rdquo;

Test Qatar, Marquez: “Veloce sul passo gara, ma lontano da Bagnaia”

        Si &egrave; chiusa con la quinta piazza la seconda giornata di test per Pecco Bagnaia, che prosegue nel suo lavoro di sviluppo della neonata GP24. Un lavoro che sembra aver gi&agrave; posto il sorriso sul volto del campione in carica, soddisfatto della strada intrapresa e dei progressi compiuti.&nbsp;&ldquo;Nel complesso sono contento: considerato il numero di giri che ho fatto - spiega Pecco - ed il passo tenuto sono stato veloce. Se domani iniziasse il mondiale sarei messo bene, ma non sono ancora al 100%, c&rsquo;&egrave; da fare. Rispetto ad un anno fa ovviamente mi sento pi&ugrave; pronto, dato che l&rsquo;anno scorso di questi tempi ero abbastanza spaventato. Enea? Sono contento per lui, ha provato il primo time attack ed &egrave; stato veloce&rdquo;.&nbsp;Le novit&agrave; non sono mancate oggi, a cominciare dalla nuova carena, che si aggiunge al motore ed al nuovo scarico.&nbsp;&ldquo;Con il motore nuovo abbiamo fatto dei grandi passi in avanti. Oggi mi sono concentrato molto sulla carena nuova, che sembra avere un buon potenziale, anche se forse dovremo un po&rsquo; adattare a lei l&rsquo;assetto. Bastianini l&rsquo;ha promossa e Martin no? Io sto nel mezzo (ride ndr). Dipende molto dalle sensazioni, certamente c&rsquo;&egrave; da fare perch&eacute; cambia molto il carico. Credo che la carena aiuti la moto a non impennare, ma rende pi&ugrave; difficile l&rsquo;ingresso di curva, specie con i freni in mano. Ho provato anche lo scarico nuovo, ma mi servono ulteriori prove per capirne il valore&rdquo;. Pecco su Marquez, Acosta e domani  Bagnaia prosegue nella sua analisi di quanto visto in pista, parlando anche di due possibili rivali come Marc Marquez e Pedro Acosta.&nbsp;&ldquo;Marc l&rsquo;ho trovato in pista e ho notato che guida ancora molto in stile Honda, ma &egrave; normale dato che l&rsquo;ha guidata pi&ugrave; di dieci anni. Credo che oggi abbia fatto un altro passo in avanti, come &egrave; normale che sia. Acosta? Non l&rsquo;ho visto in pista ma sembra uno dei pi&ugrave; forte ad oggi, anche se credo sia meglio non mettergli troppa pressione addosso. I test spesso sono una storia a parte: quando ho debuttato ho chiuso 2&deg; il primo test, ma arrivato alla prima gara non ero ancora pronto&rdquo;.&nbsp;In conclusione &egrave; tempo di pensare a domani, dove Bagnaia prevede un grande spettacolo dal punto di vista dei tempi.&nbsp;&ldquo;Domattina far&ograve; subito il time attack, per poi lavorare su mappature e comparazioni. Le prove non finiscono qui a Sepang, anche se il Qatar &egrave; una pista particolare. Domani non oso immaginare quali saranno i tempi, dato che tutti faranno l&rsquo;attacco al tempo: penso che vedremo degli 1&rsquo;56. Ovviamente dipender&agrave; anche dalle condizioni&rdquo;. Morbidelli ancora a riposo, niente test MotoGP di Lusail       

Pecco spiega: "L'ho incontrato in pista, ma &egrave; normale dato che l'ha guidata per oltre 10 anni. Se domani iniziasse il campionato sarei messo bene, certamente meglio di un anno fa"

MotoGP Test Sepang, Bagnaia: "La carena ha potenziale, Marquez guida ancora in stile Honda"

        La verit&agrave;, Mick Doohan si era abituato a non dirla. In particolare agli ingegneri, quando la sua Honda funzionava come uno Stradivari. A orientarlo in questa direzione era il rischio che il reparto corse giapponese abbassasse la guardia sul fronte dello sviluppo. Il ritornello con i tecnici era sempre: fare di pi&ugrave;, essere ancora pi&ugrave; virtuosi. Tanto che nel 1999, il suo ultimo anno in sella, l&rsquo;australiano aveva convinto l&rsquo;HRC a fornirgli una moto particolare. Oltre alle due NSR 500 ufficiali, come da prassi, nel suo box c&rsquo;era una terza versione nata come esperimento per sistemare il punto debole delle mezzo litro che pure gli avevano portato 54 vittorie nella classe regina, tradotte in cinque Mondiali consecutivi. Passa alla prossima pagina Johnny Cecotto, bello e dannato | Storie Sprint &nbsp; Storie Sprint: Mick Doohan  Da sempre, la due tempi nipponica a centro curva non girava, e per Doohan era un problema: cos&igrave; il marchio del Sol Levante aveva elaborato un telaio molto simile a quello della Yamaha, il riferimento in quel dettaglio. Che la moto &ldquo;laboratorio&rdquo; fosse stata realizzata soltanto per assecondare le richieste dell&rsquo;australiano divenne chiaro dal terzo GP della stagione, quando il campione in carica incapp&ograve; a Jerez nella caduta che lo spinse al ritiro: da quel momento, la terza moto non si vide pi&ugrave;. Neppure l&rsquo;australiano sa che fine abbia fatto. Doohan definisce questo episodio come lo specchio dell&rsquo;attenzione che dedicava all&rsquo;arte di motivare gli uomini HRC, con cui il rapporto era iniziato una decina d&rsquo;anni prima, nel 1989, quando aveva 23 anni. Per lui, l&rsquo;esordio era stato con un pacchetto tecnico lontano dai migliori: nella prima stagione aveva chiuso a meno di 30 secondi dalla vetta soltanto tre volte. Nell&rsquo;anno successivo firm&ograve; la prima pole alla terza gara e vinse alla penultima, in Ungheria. Poi la conferma, con il titolo del 1991 perso per nove punti e l&rsquo;annata successiva iniziata alla grande: cinque successi e due podi nei primi sette appuntamenti, prima dell&rsquo;infortunio che rischi&ograve; di diventare la tomba della sua carriera. Una gamba quasi amputata, quattro GP saltati e il titolo sfumato per quattro punti. I rivali erano Wayne Rainey e Kevin Schwantz, nemmeno loro capaci di sfuggire a barelle e infermerie in un periodo in cui il ritiro non era una scelta propria, ma la conseguenza dei problemi fisici. Dal suo infortunio peggiore Doohan riemerse come un tornado e dal 1994 spazz&ograve; via una concorrenza rimasta orfana prima di Rainey e poi di Schwantz. Tre anni pi&ugrave; tardi firm&ograve; il dominio pi&ugrave; schiacciante: vinse 12 gare su 15, con l&rsquo;unico zero nell&rsquo;ultimo round, a ennesima prova della sua determinazione e testardaggine. A una decina di giri dalla bandiera a scacchi del GP Australia, l&rsquo;ufficiale Honda guidava la corsa con un margine immenso, eppure continu&ograve; a spingere come un dannato siglando il giro veloce. Ma poi perse l&rsquo;anteriore della sua NSR, provando comunque a tenerla su. Per lui quello di Phillip Island era un circuito stregato: ci ha vinto una sola volta, l&rsquo;anno dopo, a poche gare da un ritiro non programmato, a causa del volo a 180 all&rsquo;ora a Jerez. Numerose fratture, tanto bast&ograve; per alzare bandiera bianca dopo aver dominato un&rsquo;era. Un koala come mascotte, lo stile di guida avvitato in sella, sui fianchi delle Honda le livree Rothmans prima e Repsol poi. Fumo e lubrificante, tabacco e carburante, per un pilota con il fuoco dentro. Ma quando le cose andavano lisce come l&rsquo;olio, non lo ammetteva mai. Soprattutto agli ingegneri. Il GP della tua pole numero uno, Jerez 1990: caduto in prova, ti si incastr&ograve; una gamba nella parte posteriore della moto, tanto che i commissari impiegarono parecchio per liberarti. In gara scattasti male, recuperasti firmando il giro veloce, finendo per&ograve; fuori dal podio, quarto.  &ldquo;Stavo ancora cercando di capire le 500: prototipi molto leggeri, attorno ai 115 chili di peso, con telai rigidi, completamente diversi da quelli che avevo utilizzato fino a quel punto. Avevo esordito nel Motomondiale l&rsquo;anno precedente, mentre nel 1988 avevo corso con una Superbike e nella stagione prima con una Yamaha 250 derivata di serie che avr&agrave; avuto meno del 30% della potenza delle mezzo litro. Il salto fu decisamente grande: mi dovevo adattare, e se fare un giro veloce era una cosa, avere la fiducia necessaria per andare al massimo in tutta la gara era differente&rdquo;.  Nel 1989 avevi esordito come pilota Honda: il tuo materiale era come quello dei piloti di punta, Eddie Lawson e Wayne Gardner?  &ldquo;Non direi. Se non sbaglio il mio telaio era sette versioni pi&ugrave; indietro del loro- Poi c&rsquo;era la questione pneumatici: certi ufficiali ricevevano le gomme migliori, noi prendevamo il resto. La differenza sul giro, in qualifica, poteva essere di un secondo. C&rsquo;era praticamente una gara nella gara, decisa da questi aspetti&rdquo;.  Era una situazione difficile da accettare?  &ldquo;Diciamo che ci ho dovuto fare i conti. Poi arriv&ograve; la Suzuki, che mi fece un&rsquo;offerta per il 1991: mi voleva accanto a Schwantz. Restai in Honda perch&eacute; ebbi la garanzia di ottenere lo stesso materiale degli altri ufficiali. Nel team non ci sarebbe stato pi&ugrave; un numero uno, le novit&agrave; tecniche sarebbero state distribuite in modo equo&rdquo;.  A proposito di Schwantz: delle cinque volate per il primo posto che vi hanno coinvolti, ne hai vinta una e perse quattro.  &ldquo;Kevin era un pilota sensazionale, faceva cose straordinarie. Uno dei pi&ugrave; talentuosi contro cui abbia corso. La sua filosofia era rischiare tutto, vincere o cadere, mentre io ero anche disposto ad accettare un secondo posto, o il miglior risultato possibile, perch&eacute; pensavo che una stagione andasse affrontata cos&igrave;. Kevin era veloce, probabilmente il pi&ugrave; coraggioso di tutti noi. Quando gli andava bene trionfava e festeggiava. Quando andava male, finiva con un ruzzolone. Ed &egrave; accaduto spesso&rdquo;.  Passa alla prossima pagina &nbsp; Mick Doohan: intervista esclusiva  Il primo successo arriv&ograve; in Ungheria, su un tracciato pieno di buche e in condizioni critiche, tanto da sollevare le proteste dei piloti perch&eacute; non sicuro: ci voleva del pelo?  &ldquo;In quel caso, penso che quello che descrivi come coraggio fosse il frutto di una fiducia costruita in anni di corse. A ci&ograve; faceva da contraltare la paura, quell&rsquo;ingrediente che a volte ti fa esitare abbastanza da farti evitare un viaggio in ambulanza. L&rsquo;importante era conoscere il limite. Altrimenti sarebbe stato pericoloso: per s&eacute; e per gli altri&rdquo;.  Parlando di incidenti, nel 1993 a Donington generasti la carambola coinvolgendo la coppia Suzuki: tamponasti Alex Barros, finendo poi addosso a Schwantz.  &ldquo;Avevo visto un varco in frenata, ma poi Alex chiuse lo spazio e ci fu il patatrac. Lo tamponai e, cadendo, andai addosso a Schwantz. Un casino: le moto che strisciavano a terra, sembrava di essere al bowling. Per fortuna c&rsquo;era una via di fuga abbastanza ampia davanti a noi. La responsabilit&agrave; fu mia: stavo tentando di approfittare di una situazione e improvvisamente il varco in cui volevo infilarmi non c&rsquo;era pi&ugrave;&rdquo;.  Un salto in avanti fino al 1998: a due minuti dalla fine delle qualifiche di Assen la sessione venne interrotta dalle bandiere rosse. Eri secondo, in prima fila, ma decidesti comunque di rientrare e spingere, chiudendo per un soffio il giro di lancio e poi stampando la pole. Nonostante quattro Mondiali gi&agrave; vinti non lasciavi agli altri nemmeno le Briciole.  &ldquo;Pi&ugrave; vinci, pi&ugrave; vuoi vincere, e pi&ugrave; senti che dovresti vincere. &Egrave; un appetito che viene mangiando. Ero abituato a essere in pole e quando non succedeva ero deluso. In quella specifica occasione, correvamo su una pista in cui i piloti equipaggiati con le Dunlop avevano un vantaggio, mentre io ero con le Michelin, pi&ugrave; costanti da un circuito all&rsquo;altro ma a volte non al livello della concorrenza. Volevo demoralizzare gli avversari, ecco il motivo. Era un gioco mentale&rdquo;.  Cinque titoli vinti e due sfiorati: eri in sella alla moto migliore?  &ldquo;Da pilota non ti senti mai al 100%, pensi che esista sempre del margine per migliorare. In alcune occasioni la mia Honda si comportava in maniera fantastica, ma quando succedeva non lo dicevo agli ingegneri. C&rsquo;era il rischio che si rilassassero. Ecco perch&eacute; nel 1999 nel mio box c&rsquo;era una moto con un telaio copia di quello Yamaha. Ero stato io a spingere per averlo. Appena mi sono ritirato, &egrave; sparito&rdquo;.  Qual era il tallone d&rsquo;Achille delle NSR? &ldquo;Avevano una gran velocit&agrave; di punta, ma non voltavano: era nel loro DNA. Yamaha e Suzuki in inserimento erano pi&ugrave; facili, e a centro curva per noi non c&rsquo;era modo di cambiare la traiettoria impostata, mentre loro riuscivano a chiudere meglio. Noi, per farlo, dovevamo rallentare troppo. Il telaio &egrave; stato il punto debole delle NSR nell&rsquo;arco di tutta la mia carriera, l&rsquo;aspetto a cui ho dedicato pi&ugrave; impegno. Per fortuna, di margine per lavorare ce n&rsquo;era parecchio: non c&rsquo;erano le limitazioni ai test e allo sviluppo come succede oggi in MotoGP. Arrivava sempre qualcosa di nuovo&rdquo;.  Passa alla prossima pagina &nbsp; Mick Doohan il motivatore  Di preciso, su quel fronte qual era il tuo ruolo?  &ldquo;Da pilota, ero la componente organica che l&rsquo;ingegnere non poteva costruire o analizzare. Il tassello che poteva fare la differenza, perch&eacute; riportavo il mio feedback, le sensazioni. In questo senso, le abilit&agrave; risiedono anche nel modo di comunicare: come parli, quali gesti usi e via dicendo. In sostanza, devi farti capire. E non &egrave; cos&igrave; scontato, perch&eacute; hai davanti persone che parlano diverse lingue, dall&rsquo;italiano al francese, e vengono da culture a volte distanti, come quella australiana oppure europea, con approcci e modi di lavorare diversi che devono trovare una sintesi e funzionare&rdquo;.  Chi teneva le redini di tutta la faccenda?  &ldquo;Ero io il leader del box. Come penso fosse Michael Schumacher in Ferrari. Quando resti al top a lungo, com&rsquo;&egrave; successo a me, impari ad affrontare tutti gli aspetti: non sei un atleta che la domenica viene estratto da una scatola e messo su una moto per performare e basta, ti confronti con un ricco contorno. Relazioni con amministratori delegati, rappresentanti di aziende, sponsor, politici. Ci devi navigare, in mezzo a tutta quella roba, e il modo in cui lo fai pu&ograve; essere decisivo. E poi c&rsquo;&egrave; un team che lavora per te. Devi saperlo motivare e tenere unito&rdquo;.  Come si fa?  &ldquo;Con un comportamento da professionista: disciplina, puntualit&agrave;, etica lavorativa, determinazione. Il fatto &egrave; che io odiavo perdere. Lo detestavo proprio. Se vincevo lavoravo duro, e se non ce la facevo, lavoravo ancora di pi&ugrave;. Dopo un successo non ho mai pensato di rilassarmi, n&eacute; fisicamente, n&eacute; mentalmente. Dicevo al team: &egrave; stata una grande gara, ma ecco quali aspetti possiamo migliorare&rdquo;.  Passa alla prossima pagina &nbsp; Mick Doohan e l'ossessione per la vittoria  &nbsp;Eri ossessionato?  &ldquo;Se ero impegnato nel mio mestiere, s&igrave;. Ma riuscivo a dividere il lavoro dalla vita privata. Penso ai pugili: quando sono sul ring, si trasformano&rdquo;. Esiste un segreto, per vincere?  &ldquo;A volte la differenza tra finire primo o secondo &egrave; piccolissima e dipende da quanto lavori sodo. Se mi chiedi chi era il pi&ugrave; forte fra me, Kevin, Wayne o altri, non penso fossimo cos&igrave; diversi nelle capacit&agrave; di guida. A essere decisivo era l&rsquo;aspetto mentale, relativamente sia a una gara che a un&rsquo;intera stagione. Correre &egrave; tutta questione di testa. Perch&eacute; devi gestire una marea di cose: la pressione, la posizione in cui ti trovi, la concentrazione e poi le distrazioni. Vince chi gioca meglio le sue carte. Magari sei in testa con cinque secondi di vantaggio e cadi. Se succede, &egrave; perch&eacute; hai avuto un calo di concentrazione&rdquo;.  Hai citato tante virt&ugrave;: ce le avevi dentro o le hai dovute acquisire?  &ldquo;Ci ho lavorato, non &egrave; successo in uno schiocco di dita. &Egrave; molto raro imparare qualcosa senza commettere errori. Da pilota, cerchi di ridurli al minimo e prepararti al massimo per prevenirli, ma sai che prima o poi qualcosa succeder&agrave;. Purtroppo, a differenza di altri sport, nelle moto il conto pu&ograve; essere salato. Perch&eacute; ci si fa male&rdquo;. Sito Pons: "Ho fatto scoprire la 250 alla Spagna" | Storie Sprint       

L'australiano: "Motivare il proprio gruppo di lavoro &egrave; un&rsquo;arte: quando dominavo, chiedevo alla Honda sempre qualcosa in pi&ugrave;. Come Schumi in Ferrari"

Mick Doohan: "Ero esigente con tutti. Odiavo perdere" | Storie Sprint

        Non &egrave; facile nello sport, come nella vita, cambiare obiettivi, traguardi e consuetudini. Dover rimodellare, correggere e ridimensionare le proprie ambizioni pu&ograve; comportare frustrazione, disillusione. Ma quando, come nel caso di Alessandro Lupino, c&rsquo;&egrave; gi&agrave; una nuova sfida da affrontare, &egrave; tutto pi&ugrave; facile e quasi &ldquo;naturale&rdquo;. Lupino smette con il Motocross? No, smette con il mondiale Motocross, per parafrasare il suo amico Antonio Cairoli nell&rsquo;annuncio di due anni fa. &ldquo;Smetto con il Motocross &ndash; anzi no &ndash; smetto con il Mondiale&rdquo; disse la Leggenda. Da allora Tony si &egrave; sempre allenato in pista, cos&igrave; come ora &egrave; il momento per Lupino di lasciare il campionato pi&ugrave; importante &ndash; un impegno totalizzante per pi&ugrave; di sette mesi &ndash; ma non il Motocross. Motocross: Cairoli "svela" la Ducati Alessandro Lupino in esclusiva  Nato a Viterbo il 15 gennaio 1991, il &ldquo;Lupo&rdquo;, dopo aver vinto tutto nel Minicross (Italiano, Europeo e Mondiale) a 16 anni pass&ograve; direttamente al mondiale Motocross. Dove ha trascorso met&agrave; della sua vita. &ldquo;Da piccolo giocavo a calcio &ndash; racconta &ndash; e a 7-8 anni ebbi in regalo da mio nonno e mio zio, appassionati di moto, un Grizzly 50, ci giravo un po&rsquo; in campagna. L&rsquo;iniziazione vera e propria fu due anni dopo, quando mi presero il Polini 50, che all&rsquo;acquisto omaggiava di una scuola di quattro giorni all&rsquo;isola d&rsquo;Elba condotta da Fabio Fasola. Eravamo un gruppo di bambini, tra loro c&rsquo;era anche Danilo Petrucci. La mia prima gara vera fu nel 2002, nell&rsquo;italiano Minicross Junior. Avevo 11 anni e vinsi subito, e alla fine conquistai anche il titolo italiano. Nel 2006 con KTM Foto Shop vinsi il titolo Senior, l&rsquo;Europeo e il Mondiale&rdquo;.  Dopo il Minicross arriv&ograve; il Mondiale vero e proprio. &ldquo;Nel 2007 entrai nel Team De Carli dove c&rsquo;erano Cairoli e Matteo Bonini: un sogno, ma non ero pronto. Dal Minicross alla 250 quattro tempi, senza neanche passare per la scuola della 125. Nel 2007 fui secondo nel mondiale junior MX2 e sesto nell&rsquo;Italiano, e vinsi il Trofeo MX Italia. Nel 2008 nel mondiale MX2 fui 23&deg;. Nel 2009 dopo i primi cinque GP ero nella Top 15, ma un infortunio alla spalla mi costrinse a un intervento chirurgico. Nel 2010 passai al Team Ricci, con la Yamaha in MX2: fui 14&deg; finale con un terzo posto di manche a Bellpuig. Insieme con Ricci passammo all&rsquo;Husqvarna, con cui nel 2012 vinsi l&rsquo;italiano MX2&rdquo;. Poi ci fu il passaggio al team francese CLS.  &ldquo;Due anni, prima con la Yamaha e poi con la Kawasaki: avevo un buon passo, feci ottavo al Mondiale con due podi, a Sevlievo e Maggiora. Quello davanti ai tifosi italiani fu un momento indimenticabile. E ci fu anche il podio al &lsquo;Nazioni&rsquo; 2013: terzo posto in Germania con Cairoli e David Philippaerts&rdquo;.  Nel 2014 inizi&ograve; l&rsquo;avventura nella classe regina.  &ldquo;In Indonesia si infortun&ograve; Tommy Searle e il team mi chiese di sostituirlo sulla 450. All&rsquo;esordio, ad Arco, con la Kawasaki sorpresi tutti con un ottavo posto in Gara 2, ma pochi giorni dopo mi infortunai a un ginocchio&rdquo;.  Dopo quell&rsquo;inconveniente &egrave; arrivato un ulteriore cambiamento.  &ldquo;Nei tre anni successivi ho gareggiato nel team italiano Honda Assomotor, e dal 2015 faccio parte del Gruppo Sportivo Fiamme Oro Motociclismo, Polizia di Stato, e in tutti questi anni mi &egrave; stato vicino il Moto Club Bonanni di Tavarnelle Val di Pesa. Un brutto infortunio alla spalla mi ha limitato nel Mondiale, ma con Assomotor ho vinto tre titoli italiani (2015, 2016, 2017). Nel 2018 sono passato al team olandese Gebben: tre anni in cui sono tornato a fare buoni risultati nella Top 10 iridata, vincendo l&rsquo;Italiano nel 2018. Avevo Christian Ravaglia come preparatore e abbiamo svolto un ottimo lavoro&rdquo;.  Nel 2021 sei passato al Team KTM-MRT. &ldquo;Dove ho vissuto forse la mia migliore stagione: ho vinto l&rsquo;Italiano e al Mondiale ho chiuso decimo, ma soprattutto ho partecipato alla splendida vittoria del Cross delle Nazioni a Mantova con Cairoli e Mattia Guadagnini&rdquo;.  Nel 2022, con la Beta, il primo incarico grazie alle tue doti di sviluppatore, preludio a quanto accadr&agrave; in Ducati.  &ldquo;Il 2022 &egrave; stato un anno da dimenticare, poi nel 2023, con la Beta e con MRT abbiamo vissuto una buona stagione con un gran lavoro di sviluppo: la moto &egrave; cresciuta e quando ho fatto belle partenze i risultati sono stati positivi (nono in Spagna, ottavo in Lettonia, nde) fino all&rsquo;infortunio in Indonesia. Mentre nell&rsquo;Italiano mi sono classificato secondo per pochi punti&rdquo;.  &nbsp; Alessandro Lupino: un pezzo di storia del Mondiale  Diciassette stagioni iridate, 216 Gran Premi, hai vissuto una fetta di storia del Mondiale.  &ldquo;Mi considero fortunato ma non mi sono mai tirato indietro. &Egrave; stato bello vivere da vicino l&rsquo;epopea di Cairoli, un talento incredibile e irripetibile, e senza dubbio il momento pi&ugrave; alto della mia carriera &egrave; stata la vittoria al &lsquo;Nazioni&rsquo;. Nell&rsquo;ultima manche, corsa in un fango impossibile, sono caduto e ho battuto forte con il casco. Ero stordito, sembravo un automa, ma sono riuscito a finire la manche. All&rsquo;arrivo c&rsquo;era Cairoli che mi aspettava e ho capito che avevamo vinto: incredibile!&rdquo;.  Com&rsquo;&egrave; cambiato il Mondiale in tutti questi anni?  &ldquo;Al mio arrivo c&rsquo;era la manche di qualifica il sabato, a volte con 70 piloti che si giocavano 40 posti, e un Cairoli poteva anche rischiare di rimanere fuori. Oggi vedi i cancelletti che non sono pieni ed &egrave; un peccato. &Egrave; difficile capire e trovare una soluzione: i costi del Mondiale sono molto alti, e forse piloti come Searle, Max Nagl e altri preferiscono il campionato nazionale, meno impegnativo ma con premi in denaro che non ci sono nel Mondiale. Rimettere i premi potrebbe essere un incentivo&rdquo;.  Hai altri suggerimenti per il Mondiale?  &ldquo;Tornerei al format in un solo giorno, come si fa nel National USA e come si fece in Europa nel periodo del Covid: ora stai troppe ore in moto. Oppure, e sarebbe ancora meglio, disputare una manche il sabato e una la domenica: di sicuro si ridurrebbero gli infortuni. Invece ora c&rsquo;&egrave; pure la manche del sabato che assegna punti, oltre alle due della domenica: sono troppe. E anche obbligare gli Over 23 a passare alla 450 in MXGP non mi piace: ci sono piloti adatti alle piccole cilindrate e questo svilisce il valore della MX2&rdquo;. Come hai iniziato a fare il tester?  &ldquo;Nella mia carriera, esclusi i primi anni, ho sempre fatto la mia parte nello sviluppo della moto, mi piace cercare di migliorarla, fornire indicazioni e provare soluzioni nuove. Fin dal periodo con l&rsquo;Husqvarna, quando la moto era abbastanza nuova e si trascorrevano giornate intere con i tecnici di Schiranna, l&igrave; ho cominciato a fare esperienza. Essere il tester di una Casa produttrice &egrave; diverso: ti arriva sempre materiale da provare e sviluppare. Oggi poi c&rsquo;&egrave; molto lavoro da fare con l&rsquo;elettronica&rdquo;.  Una moto che vince nel Mondiale &egrave; adatta anche per un pilota di livello regionale?  &ldquo;No, e lo dico sia per l&rsquo;erogazione del motore che soprattutto per il setting delle sospensioni: se non hai quella velocit&agrave; per farle lavorare, non riesci a sfruttare la moto che, anzi, ti mette in difficolt&agrave;&rdquo;. Quali moto hai preferito?  &ldquo;Tra le 250, la Kawasaki CLS, aveva un motore molto divertente e completo, con coppia e allungo. Tra le 450, la KTM di MRT del 2021: la moto era di serie, con sospensioni WP ufficiali, ed era competitiva al 100%&rdquo;. &nbsp; Alessandro Lupino e la Ducati  Ti prepari per la Ducati, che accompagnerai allo storico debutto nei ruoli di tester e pilota.  &ldquo;&Egrave; un onore: la Ducati &egrave; arrivata nel momento giusto per me. Avevo deciso di &lsquo;rallentare&rsquo; con le gare, e poi mi &egrave; sempre piaciuto lavorare allo sviluppo di una moto, penso di avere l&rsquo;esperienza per fare bene. Questa, poi, &egrave; una sfida italiana e da parte mia ci sono determinazione e orgoglio&rdquo;.  E in rosso ritrovi anche Cairoli.  &ldquo;&Egrave; unico, come pilota e come amico, non potrei chiedere di pi&ugrave;&hellip;&rdquo;.  Al Cross delle Nazioni in Francia ti abbiamo visto con la divisa di Tecnico Federale FMI. &nbsp;&ldquo;S&igrave;, al &lsquo;Nazioni&rsquo; ho intrapreso questa esperienza e mi &egrave; piaciuta molto, &egrave; bello lavorare con i giovani: spero di continuare&rdquo;.  Quanto hai sofferto a vivere il Cross delle Nazioni da tecnico e non come pilota?  &ldquo;Una met&agrave; di me avrebbe voluto correre, ma sono stato felice del podio della squadra&rdquo;.  Ducati: primi test con Cairoli e Lupino       

"Accanto all&rsquo;onore e alla portata storica, la chiamata della Ducati &egrave; arrivata al momento giusto"

Motocross, Lupino come Cairoli: "Smetto, anzi no" | Esclusiva

        Il 2023 ha chiuso un&rsquo;era della Superbike, almeno per quanto riguarda i rivali dell&rsquo;imprendibile Alvaro Bautista. Per cercare di contrastare il binomio formato dallo spagnolo e dalla Ducati &ndash; da capire quanto la nuova regola sul peso minimo sar&agrave; un ostacolo &ndash; tanti big hanno cambiato moto: Jonathan Rea ha lasciato la Kawasaki dopo la stagione pi&ugrave; difficile in verde, e rilever&agrave; la Yamaha di Toprak Razgatlioglu, che dopo aver avuto il merito di tenere aperto il Mondiale fino all&rsquo;ultima tappa di Jerez (non banale contro un Bautista che si &egrave; aggiudicato tre quarti delle manche...) salir&agrave; sull&rsquo;incognita BMW. Axel Bassani, invece, dopo due titoli di miglior Indipendente diventer&agrave; ufficiale sulla Kawasaki lasciata da Rea: il veneto fa parte di un contingente italiano sempre pi&ugrave; numeroso ai piani alti, assieme alla novit&agrave; 2023 Danilo Petrucci e alle conferme Michael Ruben Rinaldi &ndash; unico vincitore tra gli azzurri &ndash; e Andrea Locatelli. E nel 2024 arriveranno anche Nicol&ograve; Bulega e Andrea Iannone, per completare i temi di una stagione che per molti versi aprir&agrave; un nuovo capitolo. Anche se il nome del favorito ai nastri di partenza non cambier&agrave;... Le pagelle del 2023  Toprak Razgatlioglu 9: inizia la stagione consapevole che la rincorsa al titolo sar&agrave; un affare piuttosto complicato, e lo zero in Australia causato da un errore di Lowes &egrave; un promemoria non necessario. Da l&igrave; in poi per&ograve; il turco &egrave; una macchina macina risultati, capace di sfruttare ognuno dei &ndash; pochi &ndash; momenti di appannamento di Bautista. Most resta la ferita pi&ugrave; difficile da rimarginare, con una vittoria sfumata a causa di un problema allo pneumatico posteriore, ma il merito pi&ugrave; grande di Toprak &egrave; quello di averci sempre creduto, regalando nel frattempo spettacolo ad ogni singolo weekend. Co protagonista da oscar della stagione.&nbsp;Alvaro Bautista 10: fare meglio del 2022 non era facile, ma lo spagnolo ci &egrave; decisamente riuscito. Raramente nella storia delle derivate infatti si era visto un pacchetto moto pi&ugrave; pilota cos&igrave; dominante in ogni singolo tracciato, anche in quelli sulla carta sfavorevoli, come confermato dal fatto che lo spagnolo ha mantenuto la testa della classifica generale dal primo all&rsquo;ultimo round. Difficile trovare la gemma pi&ugrave; preziosa in una stagione da 27 vittorie in 36 manche: forse Gara 2 di Portimao, con un sorpasso all&rsquo;esterno da impazzire sul rivale di stagione Razgatlioglu, oppure le vittorie dominanti come Gara 2 a Barcellona, con 8 secondi e mezzo rifilati al secondo classificato. Non &egrave; mancato qualche errore nel corso dell&rsquo;anno, Gara 1 di Aragon su tutti, ma imputare qualcosa ad un pilota in grado a pi&ugrave; riprese di fare un altro sport &egrave; decisamente difficile. Forse il 2024 sar&agrave; il suo ultimo anno in pista, per la gioia dei rivali.&nbsp;Andrea Locatelli 8: il bergamasco non sar&agrave; forse il pilota pi&ugrave; istrionico del paddock, ma se Yamaha ha deciso di confermarlo per le prossime 2 stagioni un motivo c&rsquo;&egrave;, anzi pi&ugrave; di uno. Andrea attualmente fa della costanza la sua arma prediletta, e quando le occasioni si presentano raramente se le lascia sfuggire. Alla prima parte di stagione non ne segue una seconda altrettanto brillante, cosa che gli impedisce di lottare per il terzo posto in campionato con il rimontante Rea, ma gli 8 podi stagionali e la palma di miglior italiano in classifica generale sono risultati che certificano la sua velocit&agrave;.&nbsp;Xavi Vierge 6.5: le deludenti prestazioni di Lecuona fanno risaltare le sue, che comunque spesso e volentieri hanno faticato a raggiungere la sufficienza. Questo nonostante un inizio da favola, con il primo podio di stagione giunto gi&agrave; a Mandalika. Purtroppo per lui e per Honda quello indonesiano rimane anche l&rsquo;unico piazzamento tra i primi 3 della stagione, immerso in un mare di giornate da dimenticare. Termina la stagione in top ten, regalando perlomeno una piccola soddisfazione a Honda e limitando le cadute.&nbsp;Axel Bassani 7.5: la vittoria del secondo titolo indipendenti di fila racconta solo in parte la stagione del veneto, salito davvero sulle montagne russe a pi&ugrave; riprese. Dal pilota capace di insidiare Razgatlioglu per la vittoria sino agli ultimi giri di Gara 2 ad Imola, a quello in apnea degli ultimi round di stagione vi &egrave; un abisso, ma nel complesso &egrave; impossibile non giudicare positiva la sua stagione. I segnali di crescita dal 2022 sono evidenti, anche se continua a mancare a tratti quella gestione delle gomme fondamentale per restare sempre ai piani alti della classifica. La promozione in Kawasaki &egrave; meritata, per un pilota che certamente ha divertito spesso e volentieri. &nbsp; Danilo Petrucci 7: la stagione di Danilo, per essere raccontata, andrebbe spezzata in due tronconi. Il primo da Phillip Island a Barcellona, il secondo da Misano a Jerez. Nel primo il ternano fatica, troppo, tanto da farsi delle domande su s&eacute; stesso e sulla scelta di sbarcare in Superbike. La seconda, grazie ad un fondamentale test al Mugello ed all&rsquo;aiuto di Ducati, da Danilo Petrucci. Appena il ternano ha iniziato a capire la V4R i risultati non hanno tardato ad arrivare, con i 3 podi in altrettanti round tra Donington e Most come momento pi&ugrave; alto. Il titolo indipendenti &egrave; sfuggito, ma le basi per sognare nel 2024 ci sono, con la prima vittoria come obiettivo preponderante.&nbsp;Remy Gardner 6: le gomme Pirelli non sono facili da capire per un pilota al debutto: per informazioni citofonare a casa Gardner. Per tre quarti di stagione l&rsquo;australiano fatica oltre ogni previsione, dovendo fare i conti parallelamente con l&rsquo;ottimo inizio del compagno di squadra, ma &ndash; per fortuna &ndash; nell&rsquo;ultima parte di annata vede la luce, e salva pi&ugrave; o meno la stagione. Resta lo 0 alla voce podi, ma i piazzamenti in top five degli ultimi 2 round lasciano ben sperare per il futuro. Rinaldi tra risultati e rimpianti  Tito Rabat 5: sarebbe bastata una Kawasaki ufficiale per fare meglio? Possibile, dato che lo spagnolo ha conquistato pi&ugrave; punti nell&rsquo;ultimo round &ndash; dove ha avuto a disposizione una ZX-10R di Rea &ndash; che in tutto il resto della stagione, ma i dubbi restano. Gli squilli di Tito nel corso dell&rsquo;anno si contano sulle dita di una mano, ed i saltuari salti in MotoE certamente non hanno aiutato.&nbsp;Michael Ruben Rinaldi 7: il quinto posto finale in campionato non &egrave; un risultato da buttare, ma per un pilota partito con ben altre velleit&agrave; fatica ad essere sufficiente, specie se il compagno di squadra &egrave; il paragone pi&ugrave; scomodo possibile. La stagione di Michael &egrave; un continuo susseguirsi di rimpianti, a causa di giornate terminate con uno zero nonostante una velocit&agrave; da podio, vedi ad esempio Gara 2 a Misano. Poca costanza ma tanta velocit&agrave;, per l&rsquo;unico pilota al di fuori dei big three a vincere almeno una manche, a conferma che il talento davvero non manca. Chiss&agrave; che il ritorno in una struttura satellite non gli possa restituire quel pizzico di serenit&agrave; in pi&ugrave;.&nbsp;Dominique Aegerter 6.5: inizia la stagione in maniera incredibile, con una prima fila in Australia che spaventa la concorrenza e conferma come meritasse il passaggio in top class. Purtroppo per&ograve; le premesse non vengono confermate nel proseguo dell&rsquo;anno, anche a causa di problemi fisici &ndash; sindrome compartimentale e spalle - che sembrano non poterlo lasciare in pace. Quando tutto sembra andare in rovina per&ograve; ecco il colpo di scena, con un finale di stagione favoloso ed i primi 2 podi in SBK a Jerez. Un anno folle, ma incoraggiante.&nbsp;Loris Baz 5: stagione complicata per il francese, irrimediabilmente compromessa o quasi dal brutto infortunio patito a Mandalika. L&rsquo;unico segnale di vita arriva ad Imola, con una doppia top ten utile pi&ugrave; per il morale che per la classifica. La scelta di BMW di non confermarlo &egrave; l&rsquo;ultimo capitolo di un 2023 da dimenticare, che rischia di essere il suo ultimo anno in Superbike. &nbsp; Lorenzo Baldassarri 5: debuttare in Superbike con un team altrettanto al debutto non &egrave; certo un aiuto, e le cose davvero non girano come sperato. Dopo i primi round complicati ci si attende una ripresa, che purtroppo non arriva, rendendo pi&ugrave; complicata la situazione un fine settimana dopo l&rsquo;altro. Nel finale le voci di mercato non aiutano, e Lorenzo termina il 2023 con 20 punti e la necessit&agrave; di ripartire dalla Supersport.&nbsp;&nbsp;Bradley Ray 5.5: negli occhi di tutti resta e rester&agrave; il sesto posto in Gara 2 ad Imola, tracciato old style mai visto in precedenza dall&rsquo;inglese, che nel resto della stagione riesce a tratti a difendersi. A rendere ancora pi&ugrave; ardua la salita ci pensa il riacutizzarsi di un vecchio infortunio, che rende gli ultimi round una lunga agonia. Rea saluta Kawasaki senza mai mollare&nbsp;  Garrett Gerloff 7: termina la stagione come miglior pilota BMW, il che gi&agrave; basterebbe per motivare il voto. A rendere particolare la stagione dell&rsquo;americano &egrave; l&rsquo;andamento, con una prima parte complicata seguita da una secondo a dir poco convincente, con tanto di pole a Magny - Cours come momento di glori&nbsp;Jonathan Rea 8: una stagione da highlinder quella del nordirlandese, capace di portare la Kawasaki in posizioni dove oramai non riuscirebbe pi&ugrave; a stare, a causa di ritardo nei confronti delle rivali divenuto evidente. Questo per&ograve; a Johnny non interessa, che dopo un piccolo momento di crisi &ndash; Barcellona e Misano in primis &ndash; torna a vestire i panni del terzo uomo all&rsquo;interno del trio che ha dominato la Superbike nelle ultime stagioni, salendo con costanza sul podio. Il premio per una tale impresa arriva a Most, quando le condizioni particolari gli permettono di cogliere la prima ed unica vittoria di stagione. Un&rsquo;annata destinata a non rimanere nella memoria di Rea, se non per il fatto che &egrave; stata l&rsquo;ultima con la famiglia Kawasaki.&nbsp;Scott Redding 4: &egrave; senza dubbio la grande delusione della stagione, in rappporto a talento e mezzo a disposizione. La BMW non &egrave; la Ducati attualmente, ma l&rsquo;inglese sembra smettere di crederci davvero troppo presto, finendo per perdere i gradi di capitano all&rsquo;interno della spedizione BMW e impersonare il ruolo del comprimario un weekend dopo l&rsquo;altro, peggiorando i risultati della scorsa stagione. Un peccato per lui e per la SBK, che sembra aver perso un possibile protagonista.&nbsp;Phillip Oettl 5.5: l&rsquo;incoraggiante finale di stagione alza lievemente la votazione, ma il computo totale dell&rsquo;annata del tedesco non pu&ograve; che essere insufficiente. Il salto in avanti atteso infatti non arriva, e Philipp finisce per essere spesso e volentieri l&rsquo;ultimo pilota Ducati, con weekend da 1 o 3 punti come Imola e Most. Per fortuna il prossimo anno avr&agrave; un&rsquo;altra occasione: l&rsquo;impegno &egrave; da premiare. &nbsp; Iker Lecuona 5.5: sulla carta dovrebbe essere il pilota con le carte in regola per puntare in alto all&rsquo;interno del box Honda, invece la sua stagione diventa presto complicata e avara di soddisfazioni. A sua discolpa occorre dire che saltare continuamente dalla CBR alla RCV213V non aiuta certo a migliorare le proprie prestazioni, ma le 13 cadute &ndash; secondo solo a Lowes &ndash; sono una conferma delle due difficolt&agrave;.&nbsp;Hafizh Syahrin 5: ha il merito di portare gli unici punti di squadra al team MIE. La CBR fatica nel team ufficiale, dunque &egrave; difficile aspettarsi di meglio dal malese, che perlomeno cerca di limitare i danni e si toglie qualche piccola soddisfazione, prima di lasciare la categoria.&nbsp;Oliver Konig 4: difficile trovare un aspetto positivo nella stagione del giovane ceco, bruciato da un passaggio in top class troppo repentino e da un mezzo non all&rsquo;altezza. Non riuscire a conquistare nemmeno un punto in tutto l&rsquo;anno &egrave; grave, e d&agrave; la misura della disfatta. Lowes troppo spesso a terra&nbsp;  Alex Lowes 5: Il titolo di &ldquo;cascatore&rdquo; dell&rsquo;anno non sar&agrave; certamente un trofeo da esibire a casa per Alex, che da un certo punto di vista fa davvero arrabbiare. Spesso e volentieri infatti ha messo in mostra una velocit&agrave; da podio, sia in gara che nel singolo giro, ma i troppi errori lo hanno condannato a terminare la stagione addirittura fuori dalla top ten, con zero podi nelle gare lunghe ed una sola soddisfazione nella Sprint di Mandalika. La Kawasaki &egrave; in difficolt&agrave;, ma non abbastanza da giustificare una stagione cos&igrave; complicata.&nbsp;Michael Van Der Mark 5: seconda stagione di fila falcidiata da un brutto infortunio per l&rsquo;olandese, che proprio davanti al pubblico amico di Assen ha dovuto fare i conti con la frattura del femore sinistro. L&rsquo;unico momento di gloria arriva a Portimao, con un fine settimana costantemente o quasi ai piani alti della classifica, il resto &egrave; un insieme di difficolt&agrave;.&nbsp;Isaac Vinales 5: complicato attendersi particolari cose dallo spagnolo, partito insieme al team Pedercini con gli sfavori del pronostico sin da inizio stagione, anche a causa di una Kawasaki non all&rsquo;altezza. Tra problemi e giornata difficili lo spagnolo racimola un solo punto a Donington. Ininfluente aggiungere altro.&nbsp;Eric Granado 4: giustamente si concentra sulla MotoE, dove non ottiene per&ograve; quanto sperato, mentre sponda Superbike il bilancio &egrave; ancora peggiore. Consente a Syahrin di fare un&rsquo;ottima figura, dato che non raccoglie nemmeno un punto in tutto l&rsquo;anno, passando agli onori della cronaca solamente per le molteplici cadute.&nbsp;Gabriele Ruiu NG: prende parte a 6 round del campionato, ma i continui problemi tecnici tra prove e manche compromettono sul nascere qualsiasi velleit&agrave; di miglioramento o risultato. Inutile dunque accanirsi sul giovane romano, la cui avventura nel mondiale continua ad essere incolore. Marquez &amp; Iannone, sogni... ufficiali in MotoGP e SBK       

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